venerdì 17 febbraio 2017

Per i risparmiatori la deflazione non è grave, meglio approfittarne

Fonte: Fatto Quotidiano 9/1/2017
Ma chi scrive di risparmio, vuole incrementare il consumo di ansiolitici? Possibile che la deflazione, cioè l’inflazione negativa, sia presentata come una minaccia? Separiamo il discorso economico generale dall’ottica del risparmiatore. E comunque pure nel primo caso non è detto che un calo del costo della vita abbia una valenza negativa. Fu così durante la Grande Depressione degli anni ’30 del Novecento (e magari ciò vale adesso per l’Italia), ma ci sono anche esempi di deflazione virtuosa. Se la tecnologia riduce i costi di produzione possiamo avere, come nell’ultimo quarto di secolo dell’Ottocento in Europa e in America, l’accoppiata di calo dei prezzi e crescita economica. Al riguardo gli studiosi distinguono fra inflazione da domanda e da offerta, ma non ci addentreremo in tale dibattito.

Tutto diventa infatti più semplice e meno opinabile, pensando ai risparmiatori. A coloro che hanno soldi da parte e a quanti ne accantonano per la vecchiaia ecc. Concentriamoci sulla liquidità. Altrimenti, molto più della dinamica dei prezzi al consumo, conta l’andamento dei valori di mercato, come per gli investimenti in immobili (un bosco), in titoli di Stato (per es. del Venezuela), in azioni (magari del Monte dei Paschi) ecc.


La deflazione conduce a un aumento del potere d’acquisto dei soldi, anche senza interessi. Che c’è di male in ciò? Il rendimento reale diventa maggiore di zero persino per le banconote in cassetta di sicurezza o ben nascoste da qualche parte. E, come sottolinea sempre la banca centrale tedesca, tenendo risparmi in contanti ci si affranca dalla moneta bancaria e quindi da ogni rischio di bail-in, fallimento, liquidazione coatta ecc. Già, è proprio vero che ai dirigenti della Bundesbank stanno a cuore gli interessi dei cittadini e non quelli dei banchieri.

Appurato che per i risparmiatori la deflazione è di per sé un fatto positivo, attualmente il vero rischio è proprio il ritorno di un’inflazione non omeopatica; e nessuno sa se avverrà fra tre mesi o tra dieci anni. Purtroppo non sono liberamente accessibili i due soli investimenti pressoché perfetti a questo riguardo. Cioè il TFR e i buoni fruttiferi postali indicizzati all’inflazione. Chi li ha, se li tenga stretti. Altrimenti può ripiegare sui Btp Italia. Oppure anche sui Btp-i, le Oatei francesi, gli iBund tedeschi noti anche come Bund€i, ecc., ma per il loro complicato (e discutibile) trattamento fiscale farà bene a limitarsi a quelli di emissione relativamente recente.

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